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  • Immagine del redattoreSabrina Ciuffreda

Segna-Libri: “Zipper e suo padre”


Philip Roth "Zipper e suo padre"

Questo romanzo breve a prima vista può sembrare datato e lontano da una sensibilità moderna.

E’ la storia malinconica del vecchio Zipper e di suo figlio Arnold che si svolge nella Vienna decadente degli anni che precedono la grande guerra, per proseguire nella stessa grande capitale che quella guerra prima subisce e poi, ferita nel profondo, cercherà di fronteggiare con fatica cercando una strada per riprendere la vita. In questa Vienna il vecchio Zipper vuole emergere dalle sue origini proletarie e riscattarsi sfoggiando abiti una volta eleganti, una saggezza mediocre, relazioni che a lui sembrano influenti e che in realtà lo condannano ai margini. I suoi tentativi sono patetici e infruttuosi e lasciano un segno che confonde e disorienta il figlio Arnold, sul quale ripone tutte le sue speranze. Arnold inutilmente tenterà di inserirsi nel suo tempo, di capovolgere un destino che sembra segnato inseguendo sogni che non hanno sostanza, non si trasformano mai in progetti, mai in sintonia con l’incalzare degli eventi. Sposato con un’attrice che non lo ama, Arnold si ritroverà infine solo con il violino del padre a suonare nei vecchi caffè di Vienna, incapace di capire il cambiamento e di fronteggiarlo. Arnold intravede delle possibilità interiori, delle forze ancestrali che potrebbero salvarlo, ma esse si agitano dentro di lui senza prendere forma, lasciandolo sguarnito e disilluso , senza che qualcosa di concreto, di definito, di vagamente innovativo ne emerga.

La storia di Zipper e suo padre ci porta vorticosamente al centro di interrogativi resi urgenti e attuali dai fatti di questi giorni: siamo in grado di tramandare un patrimonio di vissuti, idee, valori tali da incoraggiare nelle nuove generazioni personalità che sapranno affrontare le sfide del tempo? Sappiamo trasmettere la possibilità interiore di attingere a nuove risorse, la flessibilità che occorre per affrontare situazioni sempre diverse, la capacità di resistere e superare le difficoltà?

E, soprattutto, cosa emergerà dal nostro mondo interiore e sociale dopo la brusca frenata che l’invisibile ma assai concreta presenza del virus ci ha imposto?



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