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Segna-Libri: “La vita davanti a sé”


Graziano Graziani Taccuino delle piccole occupazioni Libroterapia.net

Romain Gary "La vita davanti a sé"

Una grande opportunità vedere - sentire - pensare la vita con gli occhi, il linguaggio, il corpo, le paure, le emozioni di un bambino.

Un bambino figlio di una prostituta, che possiede come unica ricchezza se stesso, la sua voglia di vivere e Madame Rosa, l’indimenticabile Madame Rosa “con tutti quei chili che si portava addosso e con due gambe sole…era anche ebrea”, che ama teneramente Momò, protagonista e voce narrante, e ne è intensamente ricambiata.

La vita davanti a sé è un grande romanzo a cui, credo , non renda merito la recente trasposizione cinematografica, che lo stravolge impoverendolo, nonostante l’intensa interpretazione di Sofia Loren. In fondo si tratta di due storie alquanto diverse, persino ambientate in posti radicalmente differenti.

Il romanzo di Romain Gary, pubblicato nel 1975 con lo pseudonimo di Emile Ajar, è ambientato a Belleville, estrema periferia di Parigi ed è il primo romanzo francese che si svolge in una banlieu. In questo quartiere, dove i francesi sono i veri estranei, vivono insieme etnie diverse, con la disinvoltura e la disponibilità di chi accetta la vita in modo radicale, soltanto perché la vita appartiene agli esseri umani, qualsiasi sia il loro colore, il sesso, la professione. Madame Rosa ospita bambini figli di prostitute e vive in un condominio dove incontriamo personaggi memorabili: Madame Lola, una trans senegalese, ex campione di boxe nel suo paese, che porta sempre cioccolatini e champagne “perché chi batte è fissato con i prodotti di lusso”. Il signor Walumba e i suoi compagni che danzano per scacciare gli spiriti maligni. Il signor N’Da Amédée, il protettore nigeriano che si fa scrivere da Madame Rosa fantasiose lettere alla famiglia.

“La vita davanti a sé” è anche un elogio della vecchiaia, che nonostante l’inevitabile decadenza fisica, porta con sé l’immensità della piena esperienza di vita da poter donare.

“I vecchi valgono come tutti gli altri, anche se calano. Sentono quello che sentiamo voi e io e certe volte questo li fa soffrire ancora più di noi perché non si possono più difendere.”

Madame Rosa è anziana, lo è il signor Hamil, il venditore di tappeti musulmano che ha insegnato a Momò tutto quello che sa e lo è anche il dottor Katz, sempre pronto a soccorrere Madame Rosa, “che però fatica a salire sei piani di scale”.

La voce di Momò ci giunge da un condominio di periferia , da viuzze dove mai un turista penserà di avventurarsi e dà vita ad un linguaggio impareggiabile che testimonia in modo crudo e diretto che la vita davanti a sé è tutta vita da vivere, difficoltà da accogliere, relazioni da costruire, sogni e desideri da inseguire alla ricerca del proprio posto nel mondo.

“Ma io non ci tengo tanto a essere felice, preferisco ancora la vita. La felicità è una bella schifezza e una carogna e bisognerebbe insegnarle a vivere”.





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