Rachele Bindi
Segna-Libri: “L'Ickabog”

J.K.Rowling "L'Ickabog"
Le fiabe sono necessarie: ci accompagnano nello sviluppo aiutandoci a dare nuova vita ai riti iniziatici spariti nel nostro mondo, ci insegnano a credere nel potere delle immagini e ci allenano a sospendere il giudizio.
Mentre preparavo i contenuti di “In un tempo imprecisato”, il mio percorso di formazione online sulla fiaba, ho sentito il bisogno non solo di andare a riprendere le fiabe tradizionali e quelle letterarie classiche, ma anche di cercare nuove narrazioni fiabesche.
“L’Ickabog” di J.K, Rowling (che personalmente ammiro moltissimo per l’accurata costruzione del mondo narrativo di “Harry Potter”) è una fiaba sul potere della speranza, dell’amicizia e della verità.
L’ho conosciuta leggendola online durante il lockdown (bellissimo anche il progetto del Torneo per le illustrazioni che poi sono finite nell’edizione italiana a cura di Salani) e ho sentito la voglia di ascoltarla in audiolibro proprio per sottoporla alla prova della narrazione orale.
Le fiabe millenarie che noi tutti conosciamo ci sono state trasmesse a voce e questa fiaba moderna ha le carte in regola per essere tramandata.
L’autrice ci porta in un regno immaginario, Cornucopia, che un tempo era “il più felice del mondo”, descritto nelle sue caratteristiche salienti e arricchito da suggestioni molto ironiche, in cui un Re non troppo capace si trova a combattere il nemico sbagliato. L’antagonista prescelto, l’Ickabog, è una creatura tanto affascinante che nel corso della storia si rimpiange il fatto che non sia reale.
Non vi racconto la storia per non levarvi il gusto della sorpresa, ma ho trovato molto interessante la figura dell’eroe della fiaba che si moltiplica facendo in modo che a ribaltare la situazione iniziale di crisi non sia un solo personaggio ma una coralità.
L’organizzazione sociale del Regno di Cornucopia dovrebbe farci riflettere molto sul modo in cui strutturiamo le nostre relazioni, sia personali che professionali, e su cosa è davvero importante lasciare alle prossime nascenze, ops, scusate, volevo dire generazioni.