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Segna-Libri: “Frankenstein o Il moderno Prometeo”


Graziano Graziani Taccuino delle piccole occupazioni Libroterapia.net

Mary Shelley "Frankenstein o Il moderno Prometeo"

«Ti rallegrerai nell’apprendere che nessun disastro ha accompagnato l’inizio di un’impresa alla quale tu guardavi con tanti cattivi presentimenti. Sono arrivato qui ieri, e la prima preoccupazione è stata di rassicurarti, cara sorella, sul fatto che sto bene e che nutro una fiducia crescente verso quanto ho intrapreso»

Il romanzo, concepito nel 1816 e scritto nel 1818, inizia con una lettera scritta da Pietroburgo alla "Signora Saville, InghilterraPietroburgo" datata 11 dicembre 17.

Nella storia troviamo molte lettere (la storia di Victor viene raccontata nelle lettere di Walton) e molti riferimenti a "Paradiso Perduto" di Milton (che hanno a che fare con la storia della Creatura che ne traeva «quel senso di meraviglia e timore che può suscitare l’immagine di un Dio onnipotente in lotta con le sue creature»).

Il titolo meno usato "Il moderno Prometeo" è una allusione al mito di Prometeo che aveva osato dare il fuoco agli uomini attirandosi l'ira degli dei (come racconta Ovidio).

Frankestein viene creato dall'uomo, usando abusivamente energia divina e commettendo così, secondo Plinio Il Vecchio, il peggiore dei sacrilegi.


"Frankenstein" è il romanzo in cui l'esploratore Robert Walton racconta nelle sue lettere la storia del dottor Victor Frankenstein, che usa la tecnologia per creare la vita.

In tutta la narrazione la Creatura non avrà un nome: nella prefazione viene indicata come "creatura", "essere", "aborto" e "anomalia", nel romanzo i personaggi usano anche altri nomi come "mostro", "creatura", "demone", "essere sciagurato" e "diavolo".

Secondo il critico Charles E. Robinson, Mary Shelley obbliga il lettore a scegliere lui stesso un nome, ipotizzando che questo possa essere legato al giudizio sul personaggio (chi userà il termine "creatura" mostrerebbe una maggiore propensione a simpatizzare rispetto a chi userà il termine "mostro").


In "Frankenstein" io ho sempre avvertito, prima della chiamata a decidere se il mostro sia solo carnefice o anche vittima, una enorme solitudine:

“L’accresciuta conoscenza non faceva che mostrarmi più chiaramente quale infelice fuori-casta io fossi. Accarezzavo delle speranze, è vero, ma svanivano non appena coglievo la mia immagine riflessa nell’acqua o la mia ombra nella luce della luna, per quanto fragile fosse l’immagine è inconsistente l’ombra”.


Oggi che la tecnologia e la scienza permettono di valicare in molti modi i limiti della vita umana, questo romanzo è una lettura necessaria per riflettere sul nostro rapporto con i limiti, sulla nostra onnipotenza e anche sul nostro atteggiamento nei confronti dell'altro.


“So che per la simpatia di un essere vivente, farei pace con tutti. Ho in me amore del genere di cui puoi a malapena immaginare e infuriare del genere a cui non crederesti. Se non riesco a soddisfare l'uno, accontenterò l'altro. "


Mary Shelley, strega della letteratura, muore oggi, 1 febbraio, nel 1851 a Chester Square.

Nelle parole di Patrizia Carrano «Mary Shelley è nata ed è vissuta nel sangue, e se è possibile usare una metafora squisitamente romantica, ha scritto con il sangue. Non il flusso vitale e furioso della vita, ma piuttosto un rivolo scuro, raggrumato, il rivolo che scivola via dal corpo e che conduce verso la morte»

P. Carrano, "Le scandalose"





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