Sabrina Ciuffreda
Segna-Libri: “Fra terra e cielo”

Sergio Givone "Fra terra e cielo"
“Cosa facevano i fiorentini durante la grande peste del 1348?”
Questa sorprendente domanda si è presentata alla mia mente durante una pigra domenica di lockdown, a dire il vero mentre guardavo un’incerta partita della mia squadra del cuore, sempre in bilico tra grandezza e perdizione. La domanda mi ha incuriosita e l’ho digitata su google proprio così come era spuntata. Il responso è stato stupefacente: i fiorentini durante la peste ampliarono la Basilica di Santa Maria del Fiore e dibattevano se ci fosse modo di costruirne la cupola, di difficile, quasi impossibile attuazione: era infatti maestosa per dimensioni e insolita in quanto a base ottagonale. Verrà ideata e costruita da Filippo Brunelleschi ed è tutt’ora un capolavoro di architettura ineguagliato. Continuando la ricerca ho anche scoperto il libro che vi sto presentando, in cui Sergio Givone narra le complesse vicissitudini che hanno permesso la realizzazione della copertura della Basilica.
“Come voltar la volta?” è questa la domanda posta come incipit. Per quella voragine, “lo squarcio a cielo aperto sopra il tamburo della chiesa di Santa Maria del Fiore” i fiorentini provavano un’acuta vergogna. “Poi”, ci dice Givone, ecco “il 1348, l’anno del flagello più grande”: la peste divampava come una furia, i fiorentini cercarono rifugio e protezione “nella chiesa delle chiese, quella chiesa”…”Sarà stata l’esperienza tremenda della peste, o sarà stata qualche altra ragione, certo è che pensarono –i fiorentini- più o meno questo: così non si può andare avanti”.
Lascio al lettore il gusto di seguire le vicende che si sono sviluppate da quella inquietudine, dalla malinconia di trovarsi davanti alla prospettiva di poter morire lasciando l’opera incompiuta.“La morte ti fa capire una volta per tutte se per te è stato un bene vivere o sarebbe stato meglio non vivere. Se la tua vita è valsa la pena o no. Se ha avuto senso o no. Tutto qui”
Il messaggio che ci giunge da quella cupola, destinata a lasciare un segno profondo e ineludibile nella storia, è ancora vivo, attuale. Quella cupola, che concretizza il paradosso di trainare verso l’alto ciò che sembrava destinato a cadere verso il basso, narra di schemi certi e ragionevoli da sfidare: solo la ragione che lotta con la ragione crea qualcosa che non può essere neppure pensato. Ma in che modo un uomo che non era nemmeno architetto ha portato a compimento quello che sembrava essere solo un sogno?
“E chissà se ci credevano davvero, o se invece sognassero sapendo di sognare”
Givone ci lascia non una risposta, ma una traccia, una traccia che potrebbe rivoluzionare l’agire di ciascuno:
“Quando uno non pensa più a se stesso, ma solo a far bene quello che fa, lo fa al meglio”