- Rachele Bindi
La libroterapia e la fatica..ed il nuovo libro!

Viviamo nell’era della semplificazione, dell’efficenza, del minimo sforzo. Un’epoca in cui troppo pare rimesso alla casualità dell’accadere ed in cui la fatica, anche quando sopravvive, pare non essere degna di menzione.
Invece io oggi voglio raccontarvi la fatica legata alla libroterapia, provando a presentarvela in tutte le sue sfumature.
Partiamo dalla fatica di spiegare cosa sia la libroterapia: no, non è una professione, non è un modo alla moda per chiamare il gruppo di lettura, non ha niente di magico e no, la sua efficacia non è tutta rimessa addosso al libro.
La libroterapia è una metodologia che usa la lettura per cercare di aumentare il benessere percepito delle persone.
Continuiamo con la fatica di spiegare che no, i libri non sono farmaci, non basta leggerli per poter parlare di libroterapia e, lo so che sarò impopolare, leggerli e basta non serve nemmeno a stare meglio. Ad avere un po’ più di informazioni, di cultura, forse, ma non a curare un bel niente.
Sempre che si possa dire che c’è veramente qualcosa da curare.
I libri non hanno posologia, non hanno indicazioni e non hanno alcun effetto stabile da individuo ad individuo, perchè la psiche di ognuno di noi è composta in un modo talmente unico, sorprendente, individuale, da reagire agli stimoli in maniera assolutamente non programmata, quantomeno agli stimoli simbolici e metaforici. Davanti ad un pericolo, laddove è il nostro cervello rettiliano ad attivarsi, tutti scegliamo una alternativa tra attaccare, fuggire e fingerci morti. Ma davanti alla letteratura quella squisita composizione di esperienze, conoscenze, ricordi, sogni, riflessioni che è la mia psiche reagisce in un modo solo mio. Che forse assomiglia a grandi linee al modo di qualcun altro nel globo, ma di certo non risente di medie statistiche e non genera effetti prevedibili.
Proseguo con la fatica di spiegare che un metodo può avere sfumature e piccole interpretazioni, ma ha i suoi confini e le sue regole e quindi non ci si può discostare troppo dal metodo libroterapico, a meno di volerlo chiamare con un altro nome.
Sarebbe più facile pensare di poter leggere e basta, senza riflettere, senza soffrire, senza incontrare quelle parti scomode di noi che solo una accurata e guidata riflessione può farci conoscere. Ma senza fatica non si arriva a stare meglio, “per aspera ad astra”, lo leggiamo nei tatuaggi ma ce lo dimentichiamo volentieri. Del resto anche Kafka diceva che il libro deve essere un’ascia per il mare ghiacciato che è dentro di noi, non una limonata in un giorno assolato.
La fatica di guardarsi dentro si appaia alla fatica che deve fare chi ci aiuta a orientarci tra le storie, consigliandoci testi adatti a noi in base al suo sapere sulla psiche, alla sua esperienza con le persone, alla sua conoscenza letteraria e alla sua deontologia: impossibile pensare di avere le ricette pronte prima o addirittura senza conoscere le persone e nemmeno di preparare storie psicoeducative buone per tutti. Le seconde esistono già, risiedono nel mito e nella fiaba e rispondono a degli universali che non hanno bisogno di revisione.
La fatica di leggere tutto ciò che si trova su chi ha provato ad usare un metodo prima di te, per non rifare gli stessi errori ma farne di diversi.
La fatica di lavorare anni su qualcosa, approfondendo e cesellando, mentre qualcuno fa l’esperto anche se non sa nemmeno di cosa sta parlando.
La fatica di rimanere aderente alla propria deontologia, la fatica che genera quel senso di responsabilità che davanti a qualcosa che sai potrebbe funzionare molto a livello di marketing ti fa fare un passo indietro, perchè preferisci non doverti mai vergognare di scelte poco accurate.
La fatica di pensare prima a chi fruisce dei tuoi consigli che alla tua popolarità: meglio una certezza in meno da vendere a buon mercato, che il rischio che qualcuno con quella certezza sbrigativa possa farsi anche solo un po’ male.
La fatica di scrivere un libro senza saperlo fare, ma con la fortuna di avere accanto persone che sanno mostrare il cammino e che mai, nemmeno per un secondo, provano a portarti su una strada che non sia esattamente quella che riconosci come tua.
Insomma, ad aprile uscirà il mio libro. In mezzo alla fatica, la felicità.
Ps. Pensando alla fatica mi è tornato alla mente Il vecchio e il mare di Ernest Hemingway…rifletterò sul perché, ma a questo abbinamento è dovuta la foto di copertina: The Old Man and the Sea Book Sculpture by Allison Glasgow.