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Segna-Libri: “Settanta acrilico trenta lana”


Viola di Grado "Settanta acrilico trenta lana"

Il romanzo racconta la vita di due donne, Cornelia e sua madre, che vivono in una cittadina inglese: la loro famiglia si è trasferita a Leeds dall’Italia quando Cornelia era piccola, seguendo la passione di raccontare storie del padre e la passione della musica della madre. Il racconto alterna il presente ad episodi di vita passata: pagina dopo pagina, comprendiamo quello che, in passato, era il rapporto tra i genitori di Cornelia e come esso si sia trasformato nel tempo, da amore in tradimento; il trauma della la morte del padre, infine, è una esperienza che ancora condiziona le loro vite. Poi succede qualcosa: Cornelia incontra un ragazzo cinese, di cui si innamora: Wen le dà lezioni nella sua lingua, ricca di immagini, suoni e significati che risvegliano in Cornelia il desiderio e la vita. Lei stessa si guadagna da vivere con traduzioni in italiano, mentre la madre sembra vivere in un suo mondo e Cornelia è il suo filo con la realtà: è lei che la lava e la nutre come fosse una bambina, si prende cura di lei e la iscrive ad un corso di fotografia, dal momento che l’unica occupazione che la tiene attiva in casa è fotografare ogni genere di buco in modo ossessivo. Poi i ruoli si invertono: la madre sembra rinascere nella sua bellezza e nella sua cura, grazie all’incontro con un uomo, l’insegnante del corso di fotografia, che condivide con lei una simile esperienza di lutto e sembra amarla; Cornelia, invece, sperimenta il rifiuto e la solitudine in un rapporto senza amore: si sente doppiamente rifiutata da Wen e dalla madre, anche se li ama entrambi e arriva a pensare che la sua vita non abbia più senso. Il colpo di scena finale ci restituisce l’amara consapevolezza che la solitudine vada attraversata in prima persona: il confine tra vita e morte non è poi così chiaro, quando si sceglie di vivere avendo paura della vita.

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