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Segna-libri: "L'ultimo ballo di Charlot"


Fabio Stassi "L'ultimo ballo di Charlot"

Una lunga lettera-biografia scritta al figlio ancora bambino da un Chaplin ormai anziano e giunto al termine della sua esistenza. Spinto dal Desiderio di veder crescere il figlio ancora piccolo, Chaplin stringe un patto con la Morte: un anno di vita se riuscirà a farla ridere. E se il desiderio è mancanza, dare significato ad una mancanza, saranno le sue “mancanze” di uomo ormai anziano a procurare ilarità alla Morte e anni di vita a Charlot.

La lunga narrazione si intreccia con la nascita del cinema, che prende vita da un’altra potente forza che porta l’Uomo a realizzare l’impensabile: la Passione. La “scatola” che rende eterno il movimento scaturisce dalla passione amorosa di Arléquin, inserviente di un circo, per una ballerina che sta per partire verso la lontana America. La passione, potente e totalizzante attivazione emotiva, può divenire il fulcro attorno al quale si organizza la personalità di un Uomo e richiede con forza la relazione con l’oggetto d’amore. Arlequin inventa il cinematografo spinto dalla passione per Eszter e per tenere viva la relazione con lei attraverso l’Arte. Se il romanzo svela la forza dei desideri e delle passioni, pone un ulteriore interrogativo: cos’è il Bisogno? Il bisogno sembra interagire con il desiderio connotando una mancanza quasi fisica, corporea, urgente: il bisogno di sopravvivere, di procurarsi cibo e riparo spinge un giovanissimo Chaplin ad allontanarsi dalla famiglia , ma Chaplin cerca di soddisfare bisogni inseguendo desideri e passioni e la sua passione incontra quella di Arléquin per la ballerina e amplificherà le potenzialità del cinematografo al di là di qualsiasi intento iniziale.

Nel finale la Morte si rivela e dirà a Charlot: “ Ho inventato il cinema per Eszter, Vagabondo. Perché restasse una goccia del suo splendore. E per te.” E Charlot conclude: “Arléquin, vecchio mio, non c’è un film senza un inizio e un finale, e questo è un buon finale. Andiamo, prima che svanisca anche la luna”.

“…Aveva ragione, tutto svanisce, ma non i desideri che abbiamo avuto…” (p.279)

Il desiderio è l’eredità che lasciamo ai figli, l’eredità che Charlot con la sua lettera-biografia lascia al figlio.

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